Telecamere mobili per la polizia penitenziaria, chieste maggiori garanzie

Il Ministero della Giustizia potrà avviare un nuovo progetto di videosorveglianza in mobilità per garantire maggiore sicurezza alle attività della polizia penitenziaria, ma dovrà adottare precise misure a tutela della riservatezza delle persone coinvolte.

Il progetto presentato al Garante per la privacy prevede l’implementazione di due sistemi di registrazione audio/video, uno applicato a veicoli della polizia penitenziaria e l’altro indossato direttamente dagli agenti in servizio. Gli apparecchi in dotazione potranno essere attivati sia a distanza, dalla centrale operativa competente, sia dall’operatore impegnato sul campo, ma solamente in specifici contesti preventivamente determinati, come, ad esempio, il trasferimento o il piantonamento di detenuti o la  tutela dell’ordine e della sicurezza negli istituti penitenziari (perquisizioni straordinarie, sommosse, interventi per reati in atto).

Al fine di garantire il corretto trattamento dei dati e il rispetto dei diritti delle persone riprese, tutte le attività di videosorveglianza saranno sottoposte a precisi controlli gerarchici e verifiche. E’, ad esempio vietato agli operatori di trattenere copia dei filmati, di divulgare o comunicare indebitamente il loro contenuto. I filmati scaricati, tra l’altro, avranno impresso il numero identificativo dell’apparecchio utilizzato, che consentirà di individuare l’agente o il veicolo cui l’apparecchio era in dotazione, nonché la data e l’ora delle registrazioni. Gli operatori, inoltre, quando la situazione sul campo lo consente, dovranno informare le persone riprese con i dispositivi mobili che è in corso una registrazione per motivi di sicurezza.

Nel corso dell’istruttoria, il Garante della privacy ha chiesto al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria di effettuare una precisa valutazione del tipo di dati personali – quali immagini e suoni – e delle modalità adottate, affinché siano sempre rispettatati i principi di necessità e proporzionalità previsti dalla normativa. L’accesso alle registrazioni sarà quindi consentito solo al personale espressamente autorizzato e le stesse non potranno essere conservate oltre i limiti di tempo specificamente previsti.

Il Garante, pur riconoscendo la validità delle modifiche già apportate durante l’esame della documentazione, ha disposto l’adozione di ulteriori cautele che limitino il rischio di eventuali ingerenze ingiustificate nei diritti e nelle libertà fondamentali delle persone interessate. Prima di avviare il progetto, il Ministero della Giustizia dovrà quindi rafforzare le misure di sicurezza, chiarire chi può rilasciare le credenziali di accesso al sistema e definire meglio tutti gli aspetti relativi a riprese effettuate all’interno dei tribunali o attinenti a fatti che non costituiscono reato.

Condividi